Caro Mik,
mi hai chiamato in causa, eccomi qua; sono del ‘942 e quindi ricordo ancora bene i valori della civiltà contadina…allora gli italiani, al 70%, vivevano in campagna e campavano di agricoltura, e questo a preambolo; veniamo ai valori, che ricordo molto bene.
In casa mia c’era molto rispetto per il nonno…gli si dava del “voi” e nessuno osava contrariarlo e quando è morto, avevamo in casa mezzo paese, a sostenere i miei genitori.
In secondo luogo, davamo del “voi” anche ai genitori; nessuno osava contrastare o discutere la paterna potestà…eravamo, col nonno, in 15…figuratevi se ognuno faceva di testa sua.
C’era un rispetto molto sentito per i defunti…vestiti a lutto per le donne e simbolo alla cravatta o alla giacca per gli uomini, per un anno.
Tra parenti (intendo zii-cugini-cognati) non c’era un rapporto di odio-amore, ma vero affetto…mai nessuno mancava alle cerimonie famigliari o ai funerali…mai sentito un solo litigio per contrasti.
La mattina presto mia madre usciva a fare il giro dei pollai, rientrava con la sporta piena di uova e andava a fare il giro dalle vicine in difficoltà (madri con figli piccoli o in povertà) e così girava il “quotidiano”, di mattina presto.
Quando arrivava qualche poveraccio (ce n’erano anche allora) mio padre lo invitava a tavola con noi…dormiva nel fienile e per due o tre giorni ricambiava con lavori nei campi; mai sentito parlare di furti.
In paese ci si conosceva tutti e si sentiva, eccome, quel senso di comunità, che oggi è scomparso per le varie emigrazioni. E termino, per non annoiare i giovani, ne avrei ancora una sporta.
Obblighi? Imposizioni? Paternalismo? Sudditanza esagerata? Lascio decidere a voi…il nonno, quei tempi li ricorda con vera nostalgia e vi assicuro che mi mancano.
Con simpatia, nonno Eugenio.